Posta del Benessere: servizio di consulenza via e-mail gratuito (2009-2015); pubblicazione in forma anonima.
ANSIA DA PRESTAZIONE
Gent.le dott.ssa,
vorrei sottoporle un problema. Sono stato giudicato “non idoneo” ad un concorso, la motivazione è “Note d’ansia da prestazione non contenuta” dopo la visita dello psichiatra. Durante il colloquio in effetti ero davvero molto, molto teso, cosa che del resto mi capita anche durante gli esami universitari, in misura maggiore o minore ma è quasi sempre presente (specie nei giorni immediatamente precedenti). Vorrei quindi sapere se sia possibile eliminare o ridurre al massimo questa ansia che mi afflligge in tali occasioni. Sono anche aspirante ad un altro concorso da Ufficiale e non vorrei ripetere la scena di ieri con il loro psichiatra, nè quando discuterò la tesi o ad un colloquio di lavoro. Grazie.
Carissimo,
la consapevolezza del proprio disagio davanti a una prestazione (esame, colloquio, …) e la motivazione a ridurre tale ansia, è un primo passo importante. Provare un po’ di ansia può essere normale e stimolare a dare il meglio di sè. Se eccessiva diventa controproducente e può essere necessario imparare a gestirla. Alla base può esservi, ad esempio, la ricerca della perfezione e il pretendere molto da sè, e può essere utile incrementare la propria autostima migliorando cosi il rapporto con se stessi. Un percorso mirato, uno spazio di riflessione, per acquisire la consapevolezza di poter affrontare tale disagio, permette di sentirsi padroni della situazione riscoprendo le proprie potenzialità e trovando strategie il linea con la proprie risorse. I miei migliori auguri.
Dott.ssa Annalisa De Filippo
Psicologa Milano: Sesto San Giovanni (Milano)
ANSIA LAVORATIVA
Gentile dott.ssa,
temo di avere un problema di ansia lavorativa che mi affligge ciclicamente e che non so bene gestire. Ho lavorato sempre (in modo precario) da quando ho finito gli studi, ho avuto la fortuna di cambiare tanti lavori e di non trascorrere mai periodo di inattività. Mi piace buttarmi su molte cose come scoprire nuovi sport, trovare nuovi generi musicali o conoscere persone sempre nuove per scambiare pareri ed idee. Il problema è che ogni volta che inizio un nuovo lavoro vado nel panico. Impiego tantissimo tempo (mesi) ad abituarmi alla mansione e ai colleghi. Percepisco un blocco interno che mi fa risultare schivo e distratto. Mi sale la tachicardia. Mi viene voglia di fuggire e licenziarmi immediatamente. Torno a casa e divento brusco e mi arrabbio con tutti. Prima di andare a letto mi sento battere il cuore fortissimo e mi viene un’ansia esagerata pensando che il giorno dopo devo tornare al lavoro. Tutto questo anche se al lavoro mi trattano bene. Invece quando capito in brutti posti di lavoro, è un inferno. Soffrire tutto questo periodo mi fa male e poi pian piano scompare ed esce fuori il mio potenziale così da poter dimostrare il mio vero essere, ed essere apprezzato dall’azienda. Il problema è che con la precarietà attuale capita di venire spesso spostati di sede, mansione, lavoro o anche solo ufficio e ogni volta che inizio una nuova avventura lavorativo mi prometto di partire sereno ma non ci riesco. La cosa curiosa è che i capita solo nel settore lavorativo, non riesco proprio a spiegarmelo. Tutto questo non ha senso. Grazie per l’ascolto.
Carissimo,
dice “Il problema è che ogni volta che inizio un nuovo lavoro vado nel panico“: aver individuato la fonte del disagio è già un primo passo. Voler comprendere maggiormente cosa succede, ovvero essere motivati, è un altro passo importante. Aggiunge “La cosa curiosa è che mi capita solo nel settore lavorativo, non riesco proprio a spiegarmelo”. Potrebbe riflettere su differenze/somiglianze tra il contesto lavorativo e altri contesti, ponendo attenzione ad esempio alle seguenti variabili: prestazione / giudizio degli altri / stabilità. Forse potrebbero esserle utili parallelismi su come ha vissuto il periodo scolastico. Al fine di dare un senso all’ansia cui accenna e poter così non “soffrire tutto questo periodo” e passare dal “non so bene gestire” alla scoperta di strategie e risorse personali, potrebbe esserle utile dedicarsi uno spazio di riflessione con un professionista che l’accompagni in questo momento della sua vita. Sperando di fare cosa gradita le segnalo il libro “Stress e resilienza. Vincere sul lavoro” Edizioni Psiconline, 2009.
Dott.ssa Annalisa De Filippo
Psicologa Milano: Sesto San Giovanni (Milano)
ANSIA E STRESS
Gentile dott.ssa,
la ringrazio in anticipo per leggere quello che scriverò. Sono uno studente universitario di ventiquattro anni. Nella mia infanzia e nella prima adolescenza sono sempre stato molto timido, cosa che non riuscito a combattere iniziando l’università. Purtroppo circa tre anni fa ho iniziato a soffrire di ansia generalizzata dovuta a un accumulo di stress sia fisico che emotivo. Il tutto è stato guarito con l’aiuto di farmaci. Da circa un mese, sfortunatamente ho iniziato ad accusare di nuovo gli stessi sintomi (vengo anche in questo caso da un periodo parecchio stressante dato che sto facendo la Tesi di Laurea Magistrale). Penso sia stato un accumulo di stress e preoccupazioni che la vacanza di una sola settimana non è riuscita a debellare. Ora mi trovo in uno stato ansioso molto elevato ed ho una sensazione bruttissima, che già mi avevano diagnosticato tre anni fa ma era quasi del tutto passata, ossia la derealizzazione (senso di irrealtà) che mi dura tutto il giorno facendomi sembrare la realtà esterna come un sogno. Purtroppo questa situazione mi manda giù, perchè non riesco a svolgere le attività di sempre, stare con gli amici e sentire l’affetto di sempre. E’ come se mi assopisse tutti i sensi. Vorrei capire come poterne uscire.
Carissimo,
da quel che scrive sembra che “l’accumulo di stress“ la porti ad una sintomatologia che è importante non trascurare; in passato “è stato guarito con l’aiuto di farmaci”. Credo potrebbe esserle utile affiancare anche un percorso psicologico che l’aiuti ad attivare le sue risorse al fine di uscire dalla condizione di malessere a cui accenna, e incrementare così la sua capacità di gestione delle situazioni stressanti che potranno esserci anche in futuro. I migliori auguri.
Dott.ssa Annalisa De Filippo
Psicologa Milano: Sesto San Giovanni (Milano)
ANSIA, DEPRESSIONE, OSSESSIONI E COMPULSIONI
Gent.le dott.ssa,
ho trentadue anni e sto attraversando un periodo particolarmente difficile. Sono alle soglie del matrimonio, dopo un fidanzamento di dodici anni, ma il solo pensiero di cambiare casa, abitudini e tutto ciò che comporta, letteralmente mi terrorizza e mi mette un’angoscia terribile. Le anticipo che una persona ansiosa e tendente alla depressione lo sono sempre stata e che ho una madre che da circa quindici anni soffre di depressione e manie ossessive compulsive, le lascio quindi immaginare in che ambiente sono cresciuta. Una famiglia che ha perso il suo equilibrio naturale, in cui io sono diventata la madre e mia madre la figlia di cui prendermi cura. Circa dieci anni fa ho avuto un altro momento difficile, quando andai a studiare fuori sede, anche allora ansia, depressione e si manifestarono anche in me determinate propensioni ad alcune manie. Per esempio il martedì facevo sempre le stesse cose, se un giorno avevo indossato una maglia bianca e mi ero sentita male, avevo paura di indossarla nuovamente. Piano piano sono riuscita a tenere sotto controllo queste ansie e manie anche se ci volle molto sforzo da parte mia. Ora è da circa due mesi che sto vivendo un inferno, la notte dormo malissimo, il giorno ho continua tachicardia e nausea. Mi sembra di essere in una situazione senza via d’uscita, ho di continuo pensieri negativi sulla mia vita e la paura di peggiorare. Se non riuscirò a sposarmi perchè la paura mi blocca, mi sentirò definitivamente una fallita agli occhi degli altri e questo non potrei mai sopportarlo. Tra due giorni ho una visita psichiatrica ma non so se sia la strada giusta da seguire vista la mia situazione, anche perchè non voglio prendere molte medicine. Secondo lei una psicoterapia potrebbe essermi utile o è meglio uno psichiatra? La ringrazio.
Carissima,
immagino porti con sè molta sofferenza dovuta alla sua storia di cui si evidenzia consapevolezza (quale il riconoscimento dell’inversione dei ruoli nel rapporto madre-figlia) indice di una buona capacità riflessiva. Si definisce una persona “ansiosa, tendente alla depressione che ha presentato manie”. Accenna a un periodo difficile avvenuto circa dieci anni fa che è riuscita piano piano a superare con molti sforzi da parte sua, il che probabilmente implica una buona capacità di reazione alle situazioni avverse con impegno e costanza. Recentemente si ritrova in una condizione di malessere (“angoscia, pensieri negativi, difficoltà nel sonno, tachicardia, nausea,…”) in parte dovuta al cambiamento che sta per avvenire nella sua vita: il matrimonio. Potrebbe esserle utile una visita psichiatria per la valutazione farmacologica e per condividere i suoi dubbi in merito all’uso dei farmaci, in combinazione con un percorso di psicoterapia mirato alla consapevolezza di sè e delle sue risorse al fine di raggiungere una condizione di benessere; il problema alla base potrebbe essere una difficoltà nel distacco da sua madre ma merita di riconoscere il suo diritto a non rinunciare alla sua vita. I miei più cari auguri.
Dott.ssa Annalisa De Filippo
Psicologa Milano: Sesto San Giovanni (Milano)
LUTTO TRAUMATICO. ANSIA E DEPRESSIONE
Gent.le dott.ssa,
scrivo per mia madre, una donna di cinquantanni che in giovane etò ha subito la perdita della sua prima figlia di quattro anni morta in un tragico incidente insieme al nipote di cinque anni e ovviamente da quel momento la sua vita non è più stata la stessa. E’ diventata sempre più una persona ansiosa con mille paure e mille preoccupazioni, prendendo delle pastiglie. Nell’ultimo anno il suo umore è peggiorato in concomitanza con il fatto che io, unica figlia femmina, mi sono sposata e quindi non sono più presente come prima. Vive con mio padre e mio fratello ma molte volte si sente sola, mio fratello ha la sua vita e mio padre è spesso via per lavoro anche per giorni e ovviamente il suo malessere è aumentato. Attualmente si preoccupa eccessivamente per qualsiasi piccola cosa e tutto ciò la porta a peggiorare la sua situazione interiore e ci ha detto apertamente che aveva bisogno di aiuto. Siamo veramente preoccupati e vogliamo aiutarla.
Carissima,
gli episodi della vita e il modo in cui li affrontiamo, influenzano il nostro benessere; lei stessa usa il termine “situazione interiore” sottolineando la presenza di ansia, paure e preoccupazioni. Sua madre si porta dentro la perdita di una figlia e di un nipote in un tragico incidente; recentemente una figlia (lei) si è sposata – un evento di gioia ma che inevitabilmente porta al “nido vuoto”: ma è diritto di ogni figlio costruirsi la propria vita. Se motivata – “ci ha detto apertamente che aveva bisogno di aiuto” – potrebbe esserle utile uno spazio per dar voce alle sue emozioni, rielaborare i lutti subiti, trovare un senso alla sua vita e acquisire una consapevolezza dei suoi limiti ma anche delle sue potenzialità. Una risorsa esterna potrebbe essere il supporto familiare (“vogliamo aiutarla”). Con i miei migliori auguri per sua madre.
Dott.ssa Annalisa De Filippo
Psicologa Milano: Sesto San Giovanni (Milano)