Posta del Benessere: servizio gratuito di consulenza via e-mail (2009-2015); pubblicazione in forma anonima.
“Depressione: uscire dalla depressione è possibile” di Annalisa De Filippo, Psicologa Psicoterapeuta
CORPO, CIBO E DEPRESSIONE
Gent.le dott.ssa,
da un mese sto andando da un nutrizionista per dimagrire ma senza risultato. Il mio problema è sempre lo stesso: il cervello! Non mangio per fame ma per compensare qualcos’altro: noia, stanchezza, depressione, rabbia, delusione… Mi capita di abbuffarmi inghiottendo una quantità di cibo indescrivibile, senza fermarmi e senza riuscire a smettere. Qualsiasi cosa accada, questo aspetto di me non cambia, credo sia il mio modo di affrontare la vita. Vorrei avere un rapporto normale con il cibo e un peso decente… è possibile???
Carissima,
il cibo può essere un mezzo attraverso cui manifestare il proprio stato d’animo; purtroppo in alcuni casi può sfociare in problematiche alimentari: la manifestazione di un profondo disagio interiore che, attraverso il corpo e il cibo, comunicano un grande bisogno di amore. La sua consapevolezza “non mangio per fame ma per compensare qualcos’altro” “credo sia il mio modo di affrontare la vita” riflette la sua capacità di introspezione e riflessione, una risorsa su cui è possibile lavorare al fine di riappropriarsi della propria vita. Un altro elemento positivo è la dimensione desiderante “vorrei”: può racchiudere componenti motivazionali di cambiamento che è possibile sprigionare al fine di raggiungere gli obiettivi prefissati. Attraverso un percorso psicologico – da affiancare all’intervento nutrizionale – non focalizzato semplicemente sul sintomo alimentare ma sulle molteplici variabili coinvolte, considerando la propria unicità e le proprie potenzialità, è possibile raggiungere uno stato di benessere. Cari auguri.
Dott.ssa Annalisa De Filippo, Psicologa Milano: Sesto San Giovanni (Milano)
PERFEZIONISMO, SENSO DI INFELICITA’ E RISCHIO DEPRESSIVO
Gent.le dott.ssa,
sono sposata da cinque anni, abbiamo due bambini, ho un bel lavoro e una bella casa… ma non sono felice! Questa senso di infelicità mi porta a non essere la moglie e la mamma che vorrei, con ripercussioni nel rapporto con gli altri… Ho tutto quello che si potrebbe desiderare ma non basta a rendermi felice. Perché? Grazie.
Carissima,
dalle sue parole traspare un senso di frustrazione apparentemente senza motivo, o meglio, un motivo c’è ma non lo trova. Il suo malessere potrebbe derivare dal non avere più obiettivi nella vita: ha un marito, ha dei figli, ha un bel lavoro e ha una bella casa… bei traguardi raggiunti e di cui deve esser fiera! Ora dovrebbe trovare qualcos’altro a cui tendere, qualcosa che dia un senso alle sue giornate e che le permetta di esprimere al meglio l’energia e la vitalità che credo la contraddistinguano. Una volta trovata la nuova meta, metterà in moto le sue risorse per raggiungerla: questo le permetterà di ristabilire una condizione di benessere indispensabile per instaurare rapporti ottimali con gli altri. Infatti, secondo l’eudaimonismo, lo sviluppo è visto come un adattamento antiomeostatico caratterizzato da un aumento della complessità al fine di mettere in moto le caratteristiche del funzionamento normale. Il benessere corrisponde alla soddisfazione, porta dentro il piacere ma potrebbe non coincidere con esso, è qualcosa di più della semplice felicità, vista come la realizzazione della propria natura; alla base vi è l’idea di integrità, di identità, chi sono io, e quindi la realizzazione del proprio potenziale. Il non sentirsi la moglie e la mamma che vorrebbe, potrebbe celare un’eccessiva ricerca di perfezione che merita di essere rielaborata e ridimensionata. Potrebbe iniziare un percorso psicologico al fine di delineare la sua storia attuale e passata, condividere pensieri ed emozioni, ed essere supportata nella ricerca delle sue risorse e potenzialità.
Dott.ssa Annalisa De Filippo, Psicologa Milano: Sesto San Giovanni (Milano)